Insegnanti di sostegno, il governo punta sul Sud, ma le cattedre vuote sono al Nord
Del totale dei 14.224 posti a bando, solo il 23% dei posti sono destinati al Nord Italia, mentre al Sud andrà il 48% del totale. Ma è nelle regioni del Nord che mancano di più. Così nel Mezzogiorno i prof formati saranno costretti a emigrare a Nord
Nelle parole e negli annunci il tema disabili sembrerebbe centrale nell’azione di governo. Tanto che è stata predisposta una delega ad hoc, affidata al ministro Lorenzo Fontana, per risolvere le tante problematiche che le persone con disabilità si trovano quotidianamente ad affrontare. Una delle questioni più sensibili è senz’altro relativa al vuoto d’organico – che ci portiamo avanti da anni – degli insegnanti di sostegno. Lo scorso mese, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, in risposta a un question time, ha sottolineato come l’intenzione dell’esecutivo gialloverde sia quella di assumere 40mila nuovi insegnanti di sostegno per colmare il gap. «I nuovi corsi potrebbero partire già nella prossima primavera», ha aggiunto in quell’occasione il ministro. Vedremo se si raggiungerà il numero promesso. Una prima idea, però, la offre il decreto di autorizzazione alle Università per l’attivazione dei corsi di specializzazione sul sostegno, pubblicato il 21 febbraio: saranno disponibili complessivamente 14.224 posti in tutto il territorio nazionale.
C’è da dire che un passo in avanti è stato fatto se si pensa che col precedente bando (2016), il numero dei posti previsti era 9.649. Tuttavia, come denuncia a Linkiesta Ernesto Ciraci, presidente del MiSoS (Movimento Insegnanti di Sostegno Specializzati), analizzando la distribuzione regionale dei posti messi a bando, ci si accorge di un dato rilevante: «Il numero maggiore di corsi di specializzazione saranno attivati dalle Università del Centro e del Sud, mentre al Nord ne saranno attivati in numero inferiore».
Un particolare non di poco conto se si pensa che, su circa 60mila cattedre di supplenza, quasi la metà sono al Nord. Il quadro che emerge è paradossale: «È una questione di domanda e offerta – spiega ancora Ciraci – . Al Nord abbiamo tante cattedre di sostegno e pochi insegnanti specializzati, dunque sarebbe servito un numero elevato nelle regioni settentrionali. E invece il maggior numero dei posti banditi lo ritroviamo al Sud, dove già abbiamo una marea di insegnanti specializzati precari».
Il risultato sarà drammatico: cattedre senza specializzati al Nord e una marea di specializzati senza cattedra e lavoro al Sud
Eppure sempre a gennaio era stato lo stesso Bussetti a dichiarare: «Saranno attivati nuovi corsi per il sostegno presso le varie università, nelle regioni dove c’è più bisogno». Un impegno, a quanto pare, dimenticato. «È risaputo – spiega Ciraci – come la richiesta di docenti sia maggiore al Nord che al Sud; in regioni come l’Emilia Romagna e il Piemonte, la disponibilità di personale è inversamente proporzionale al fabbisogno, e le segreterie scolastiche fanno fatica a reclutare docenti specializzati sul sostegno». I numeri parlano per tutti: del totale dei 14.224 posti a bando, fa notare il MiSoS, solo il 23% dei posti sono destinati al Nord Italia, mentre al Sud andrà il 48% del totale (6.558). L’Emilia Romagna, ad esempio, quest’anno avrà 330 posti a fronte delle 3.395 cattedre in deroga; 200 posti saranno banditi per il Piemonte, peccato però che nella regione ci siano 5.413 cattedre in deroga sul sostegno. Ed è curioso che il Molise, per dire, avrà a disposizione 370 posti: più di Emilia Romagna e Piemonte. Eloquente anche il caso lombardo: 1.300 posti in tutta la regione quando «la sola Milano ha 2.500 cattedre in deroga».
Il risultato, a questo punto inevitabile, sarà drammatico: cattedre senza specializzati al Nord e una marea di specializzati senza cattedra e lavoro al Sud. «Difficile dire il perché di tale ripartizione illogica – ragiona ancora Ciraci – sembra quasi un invito agli insegnanti del Sud a dover emigrare al Settentrione. Altra ragione diventa difficile immaginarla». Che è alquanto paradossale per un ministro di matrice leghista. E al disinteresse ministeriale si affianca quello di tante università che, come dice Salvatore Nocera della Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), «non hanno predisposto corsi per gli insegnanti di sostegno e nessuno ha obbligato loro a muoversi diversamente. In ogni caso a pagare le conseguenze saranno i tanti alunni disabili che non avranno personale specializzato».
Ma c’è di più. Come spiegano ancora dal MiSoS, infatti, il decreto ministeriale, al di là degli annunci, non porterà ad alcun beneficio per altre due ragioni: innanzitutto se non ci dovessero essere ritardi di sorta, i 14.224 saranno “specializzati” non prima di febbraio 2020 e, dunque, certamente non in tempo per il prossimo anno scolastico, che si prepara ad essere un nuovo calvario per i ragazzi disabili. Senza dimenticare un altro aspetto: «In ogni caso si continua ad aggirare l’ostacolo – attacca Ciraci – . Noi stiamo formando nuovi specializzati, ma se allo stesso tempo non trasformiamo le supplenze in cattedre stabili, non risolviamo il problema. Perché questi 14mila andranno a rimpolpare l’esercito di precari». Stabilizzare, però, significa investire. Che, smaltiti annunci e propaganda, non sembra essere una priorità per i gialloverdi. https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/04/corsi-insegnanti-sostegno-nord-sud/41289/